lunedì 31 ottobre 2011

Alouin

di Tonguessy


La sindrome del colonizzato è quella malattia sociale che scarta come
sottoprodotti culturali tutto ciò che andava localmente bene fino a
ieri e pone in sua vece tutto quello che il colonizzatore propone.

Si è assistito così al progressivo svuotamento della festa della befana a
tutto favore dell'importato babbo natale (sponsor ufficiale: coca
cola) con tanto rosso e le strisce bianche. Peccato si fossero
dimenticati le stelle su sfondo blu, svista comprensibile dato che il
blu non è presente nella livrea della coca cola.

E poi arriva alouin con tutti gli annessi scontri generazionali.
Questi i fatti: nella mia famiglia c'è un disgraziato che lavora in
ospedale e, come sapete, i malati non hanno nè orari nè feste
comandate. Quindi chi lavora in ospedale deve lavorare anche i sabati
e le domeniche (e natale, e capodanno e via dicendo). La famiglia deve
quindi organizzare i propri baccanali tenendo conto di queste realtà
lavorative, il che significa pochi sabati sera a disposizione per gli
amici. Beh, ci crediate o meno proprio il 31 ottobre (sabato 31
ottobre intendo) era una di quelle occasioni.

Organizziamo tutto per benino ma….c'è alouin! I figli disperati
dicono che così si perdono la possibilità di fare gli zombie, di
vestirsi macabri, di fare insomma quello che il nostro carnevale fa in
misura molto maggiore e per molto più tempo, lasciando anche la
libertà di vestirsi come meglio piace, nessun vestito nero d'obbligo.
Ma il carnevale nostro puzza di vecchio, alouin è cool, vuoi mettere?

Beh, se devo mettermi in concorrenza dei colonizzatori allora invoco
il mio status di paterfamilias con tanto di iuris sui miei discendenti
e fanculo anche le stelle e striscie: si va fuori a cena. Punto.
Mi resta solo una domanda che mi ronza in testa: quand'è che
finalmente anche noi festeggeremo il 4 luglio come festa nazionale? O
viene prima il tacchino ripieno nel carnet degli impegni dei
colonizzati? 



fonte: http://www.appelloalpopolo.it/?p=603

venerdì 28 ottobre 2011

Siamo un popolo di TRONISTI ???

Trony: invasione di quinti dello stipendio da impegnare.

Bersani: inauguriamo Trony a p.za Colonna, davanti a Palazzo Chigi; sconti 50% a chi porta il padrone di casa alla cassa!!

Non ci sono paragoni. Solo poveri coglioni.

Quando c'era lui i Trony arrivavano in orario.

Per il caos consumistico di Trony monta una grande polemica sui social network, con commenti postati da dispositivi che costano 800 euro

Apropò ma a Milano quando apre il nuovo Trony?

Finanza creativa:
Secondo vari organi di distrazione di massa: ieri da Trony a PonteMilvio 25000 persone hanno speso 270€ a testa per un tot di 2.5 milioni. mmm i conti non tornano...

mercoledì 26 ottobre 2011

I politici mi sono simaptici

Lettera Berlusconi all'Ue. Reazioni al Bundestag:"Ci aspettiamo che l'Italia marci a un passo più veloce"...quello dell'Oca??
Pensa se viene consegnata la lettera sbagliata:quella che ha scritto a babbo natale per chiedere piu' gnocca per tutti!!!

lunedì 24 ottobre 2011

Grasse risate, amici!!

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In effetti i due sono abbastanza comici, o no?

sabato 22 ottobre 2011

Muammar Gheddafi è stato rimosso dagli amici.

E' morto un altro alleato dell'Occidente. Si chiamava Gheddafi. Le sue forze armate furono addestrate dall'Italia. Ha aiutato i servizi americani nella caccia ai terroristi islamici. Riforniva di petrolio l'Europa. Era un dittatore amico. Napolitano gli strinse la mano alcuni mesi fa e Berlusconi addirittura gliela baciò e con l'Italia sottoscrisse un trattato di pace. Riforniva con il suo petrolio l'Europa e con il denaro libico le banche internazionali che lo adoravano. La Libia è stata attaccata dagliaerei francesi e dai tomahawk americani, bombardata per mesi. Senza l'intervento della Nato, che ha operato fuori dal mandato dell'ONU, i ribelli non avrebbero potuto nulla. Chi li ha armati? In un Paese sotto il controllo di una dittatura da 42 anni è plausibile che i fucili mitragliatori e i blindati siano nati sotto i cavoli?
Gheddafi è stato ammazzato come un maiale in uno scannatoio. Non ha avuto un processo nel quale avrebbe sputtanato le nazioni occidentali. Era in fuga da Sirte con un convoglio che è stato attaccato da aerei francesi, come ha dichiarato Gérard Loguet (*), il ministro della difesa della Francia. Gheddafi è stato lasciato (consegnato?) ai suoi carnefici, che lo hanno percosso, ferito con più proiettili alle gambe e ucciso con un colpo alla testa. Il suo corpo è stato trascinato per le strade ed esibito come un trofeo di caccia grossa. Mahmud Jibril, ex collaboratore di Gheddafi con la carica di Presidente dell'Ufficio per lo Sviluppo economico nazionale fino all'inizio del 2011 e diventato primo ministro del Governo Transitorio, ha dichiarato "Abbiamo atteso questo momento da lungo tempo. Muammar Gheddafi è stato ucciso". Il sipario è calato su questa farsa. Il petrolio libico è ora a disposizione dell'Occidente. I complici di Gheddafi lo hanno sostituito, gli ex sodali lo hanno sacrificato. Prima di lui altri alleati dell'Occidente hanno seguito la sua sorte. Bin Laden, in rapporti per anni con la Cia, che aiutò gli americani nella guerra afgana contro i sovietici. Mubarak, sostituito da un regime militare, che ha avuto forti legami per decenni con le potenze occidentali, ora più morto che vivo e trascinato su una barella in tribunale.Saddam Hussein, il laico, il baluardo contro il khomeinismo, armato per anni dall'Occidente nella sanguinosa guerra contro l'Iran e poi impiccato dopo l'occupazione dell'Iraq della Nato dovuta a inesistenti armi di distruzione di massa. Ora che gli amici sono finiti, chi sarà il prossimo a cadere? Mahmud Ahmadinejad, presidente dell'Iran? ʿAbd al-Qādir Bājamāl, primo ministro dello Yemen? Bashār al-Asad, capo di Stato della Siria? Il mullah Omar, ex presidente dell'Afghanistan?
Il Nord Africa è pacificato, il Golfo Persico non ancora. Dagli alleati ti guardi Iddio, che dalla NATO non ti guarda nessuno.





Fonte beppegrillo.it

martedì 18 ottobre 2011

Roma, poche centinaia di teppisti causano danni incalcolabili. Votando la fiducia.

Berlusconi mantiene la maggioranza dei parlamentari. Ormai è l’unico modo.
Cinquantatreesima fiducia al governo Berlusconi. Ma per molti è solo la tredicesima
Solo i radicali rimangono a sentire il discorso del premier. Sono abituati a bersi di tutto.
Scilipoti smentisce chi gli aveva dato del venduto. Si trattava di noleggio.
Anche i dimostranti applaudono gli agenti. Mi domando che cazzo si inventerebbe Pasolini adesso
Gli indignados protestano anche a Zurigo. I più estremisti hanno calpestato un’aiuola.
La polizia ha sparato lacrimogeni del 2006. Per veri intenditori.
La polizia spara lacrimogeni scaduti nel 2006. Poi affetteranno le cipolle.
Incappucciati dentro al ministero della Difesa. “Fratelli!”


fonte www.spinoza.it

lunedì 17 ottobre 2011

15 Ottobre

Il 15 10 del 2010 Ivan Bogdanov fa un bordello a genova, 15 10 2011 gurriglia tra black block e polizia!! Aspetto con ansia quello del 2012


i Black Block dopo la devastazione di Roma minacciano di razziare le fattorie di Farmville.

Una volta per negare il diritto di manifestazione sguinzagliavano legioni di celerini, adesso sguinzagliano direttamente i black block.

venerdì 14 ottobre 2011

Gli IgNobel 2011

Assegnati per il 21.mo anno consecutivo sul palcoscenico dell’università di Harvard i premi IgNobel per le ricerche scientifiche “che prima fanno ridere, poi fanno pensare”.
L'IgNobel per la Biologia è stato consegnato a Darryl Gwynne, dell’Università di Mississauga, per uno studio su come uno scarabeo australiano gradisca accoppiarsi con una particolare bottiglia di birra locale.
Premio Matematica a sei studiosi che hanno collocato la fine del mondo tra il 1954 e il 21 ottobre 2011. 
Premio Medicina a un gruppo di ricercatori di Germania, Belgio e Australia per aver scoperto che la nostra capacità decisionale viene alterata dal bisogno impellente di andare in bagno.
IgNobel per la Fisiologia a ricercatori inglesi e olandesi per uno studio sugli sbadigli delle tartarughe dai piedi rossi. Ne è emerso che non sono contagiosi.
Premiato anche un gruppo di chimici giapponesi per aver calcolato quanto wasabi serve per svegliare un uomo in caso di incendio. Un gruppo franco-olandese ha invece esaminato perché gli atleti lanciatori del disco (ma non quelli del martello) siano colti da vertigini subito dopo la loro performance. Hanno vinto il premio per la Fisica.
IgNobel per Psicologia a Karl Halvor Teigen per aver cercato di capire perché, nella vita di tutti i giorni, le persone sospirano. 
Il premio per la Letteratura è andato alla Teoria della procrastinazione strutturata, secondo la quale per avere successo bisogna lavorare sempre a qualcosa di importante per evitare di fare cose più importanti.
IgNobel per la Pubblica Sicurezza a John Senders, dell'Università canadese di Toronto, autore di un esperimento nel quale ha fatto guidare alcuni volontari autisti con l'aletta parasole che si abbassava continuamente ostruendo la visuale.
L'ambito premio IgNobel per la Pace è andato invece a Arturas Zuokas, sindaco di Vilnius, per aver rimosso una Mercedes parcheggiata su una pista ciclabile passandoci sopra con un carro armato.
(Fonti: Repubblica, TicinoNews)

giovedì 13 ottobre 2011

Steve Jobs è cresciuto a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California.


Steve Jobs è cresciuto a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California. Qui,  con il suo amico Steve Wozniak, fonda la Apple Computer, il primo aprile del 1976. Per finanziarsi, Jobs vende il suo pulmino Volkswagen, e Wozniak la propria calcolatrice. La prima sede della nuova società fu il garage dei genitori: qui lavorarono al loro primo computer, l’Apple I. Ne vendono qualcuno, sulla carta, solo sulla base dell’idea, ai membri dell’Homebrew Computer Club. Con l’impegno d’acquisto, ottengono credito dai fornitori e assemblano i computer, che consegnano in tempo. Successivamente portano l’idea ad un industriale, Mike Markkula, che versa, senza garanzie, nelle casse della società la somma di 250.000 dollari, ottenendo in cambio un terzo di Apple. Con quei soldi Jobs e Wozniak lanciano il prodotto. Le vendite toccano il milione di dollari. Quattro anni dopo, la Apple si quota in Borsa.
Mettiamo che Steve Jobs sia nato in provincia di Napoli. Si chiama Stefano Lavori. Non va all’università, è uno smanettone. Ha un amico che si chiama Stefano Vozzini. Sono due appassionati di tecnologia, qualcuno li chiama ricchioni perchè stanno sempre insieme. I due hanno una idea. Un computer innovativo. Ma non hanno i soldi per comprare i pezzi e assemblarlo. Si mettono nel garage e pensano a come fare. Stefano Lavori dice: proviamo a venderli senza averli ancora prodotti. Con quegli ordini compriamo i pezzi.
Mettono un annuncio, attaccano i volantini, cercano acquirenti. Nessuno si fa vivo. Bussano alle imprese: “volete sperimentare un nuovo computer?”. Qualcuno è interessato: “portamelo, ti pago a novanta giorni”. “Veramente non ce l’abbiamo ancora, avremmo bisogno di un vostro ordine scritto”. Gli fanno un ordine su carta non intestata. Non si può mai sapere. Con quell’ordine, i due vanno a comprare i pezzi, voglio darli come garanzia per avere credito. I negozianti li buttano fuori. “Senza soldi non si cantano messe”. Che fare? Vendiamoci il motorino. Con quei soldi riescono ad assemblare il primo computer, fanno una sola consegna, guadagnano qualcosa. Ne fanno un altro. La cosa sembra andare.
Ma per decollare ci vuole un capitale maggiore. “Chiediamo un prestito”. Vanno in banca. “Mandatemi i vostri genitori, non facciamo credito a chi non ha niente”, gli dice il direttore della filiale. I due tornano nel garage. Come fare? Mentre ci pensano bussano alla porta. Sono i vigili urbani. “Ci hanno detto che qui state facendo un’attività commerciale. Possiamo vedere i documenti?”. “Che documenti? Stiamo solo sperimentando”. “Ci risulta che avete venduto dei computer”.
I vigili sono stati chiamati da un negozio che sta di fronte. I ragazzi non hanno documenti, il garage non è a norma, non c’è impianto elettrico salvavita, non ci sono bagni, l’attività non ha partita Iva. Il verbale è salato. Ma se tirano fuori qualche soldo di mazzetta, si appara tutto. Gli danno il primo guadagno e apparano.
Ma il giorno dopo arriva la Finanza. Devono apparare pure la Finanza. E poi l’ispettorato del Lavoro. E l’ufficio Igiene. Il gruzzolo iniziale è volato via. Se ne sono andati i primi guadagni. Intanto l’idea sta lì. I primi acquirenti chiamano entusiasti, il computer va alla grande. Bisogna farne altri, a qualunque costo. Ma dove prendere i soldi?
Ci sono i fondi europei, gli incentivi all’autoimpresa. C’è un commercialista a Napoli che sa fare benissimo queste pratiche. “State a posto, avete una idea bellissima. Sicuro possiamo avere un finanziamento a fondo perduto almeno di 100mila euro”. I due ragazzi pensano che è fatta. “Ma i soldi vi arrivano a rendicontazione, dovete prima sostenere le spese. Attrezzate il laboratorio, partire con le attività, e poi avrete i rimborsi. E comunque solo per fare la domanda dobbiamo aprire la partita Iva, registrare lo statuto dal notaio, aprire le posizioni previdenziali, aprire una pratica dal fiscalista, i libri contabili da vidimare, un conto corrente bancario, che a voi non aprono, lo dovete intestare a un vostro genitore. Mettetelo in società con voi. Poi qualcosa per la pratica, il mio onorario. E poi ci vuole qualcosa di soldi per oliare il meccanismo alla regione. C’è un amico a cui dobbiamo fare un regalo sennò il finanziamento ve lo scordate”. “Ma noi questi soldi non ce li abbiamo”. “Nemmeno qualcosa per la pratica? E dove vi avviate?”.
I due ragazzi decidono di chiedere aiuto ai genitori. Vendono l’altro motorino, una collezione di fumetti. Mettono insieme qualcosa. Fanno i documenti, hanno partita iva, posizione Inps, libri contabili, conto corrente bancario. Sono una società. Hanno costi fissi. Il commercialista da pagare. La sede sociale è nel garage, non è a norma, se arrivano di nuovo i vigili, o la finanza, o l’Inps, o l’ispettorato del lavoro, o l’ufficio tecnico del Comune, o i vigili sanitari, sono altri soldi. Evitano di mettere l’insegna fuori della porta per non dare nell’occhio. All’interno del garage lavorano duro: assemblano i computer con pezzi di fortuna, un po’ comprati usati un po’ a credito. Fanno dieci computer nuovi, riescono a venderli. La cosa sembra poter andare.
Ma un giorno bussano al garage. E’ la camorra. Sappiamo che state guadagnando, dovete fare un regalo ai ragazzi che stanno in galera. “Come sarebbe?”. “Pagate, è meglio per voi”.
Se pagano, finiscono i soldi e chiudono. Se non pagano, gli fanno saltare in aria il garage. Se vanno alla polizia e li denunciano, se ne devono solo andare perchè hanno finito di campare. Se non li denunciano e scoprono la cosa, vanno in galera pure loro.
Pagano. Ma non hanno più i soldi per continuare le attività. Il finanziamento dalla Regione non arriva, i libri contabili costano, bisogna versare l’Iva, pagare le tasse su quello che hanno venduto, il commercialista preme, i pezzi sono finiti, assemblare computer in questo modo diventa impossibile, il padre di Stefano Lavori lo prende da parte e gli dice “guagliò, libera questo garage, ci fittiamo i posti auto, che è meglio”.
I due ragazzi si guardano e decidono di chiudere il loro sogno nel cassetto. Diventano garagisti.
La Apple in provincia di Napoli non sarebbe nata, perchè saremo pure affamati e folli, ma se nasci nel posto sbagliato rimani con la fame e la pazzia, e niente più.


Tratto da: Se Steve fosse nato in provincia di Napoli | Informare per Resistere http://informarexresistere.fr/2011/10/09/se-steve-fosse-nato-in-provincia-di-napoli/#ixzz1adxMbCqH
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario! 

mercoledì 12 ottobre 2011

La testata


Ciac NorriZ estrae cilindri dai conigli
"Notiziario Acido" nasce come newsletter satirica nel 1996, si evolve in "Farneticazioni" nel 2003, cambia ancora nome nel 2006 in "Allucinazioni", ed ora torna, dopo un annetto di silenzio, come blog.

lunedì 10 ottobre 2011

“Di mercato”: che significava? Era una mera espressione ideologica

di Stefano D'Andrea
Molti svolgevano professionalmente “indagini di mercato”, “studi di mercato” o “ricerche di mercato”.  Peraltro, esistevano anche gli “esperti di mercato” e non so se essi coincidessero con coloro che avevano condotto studi, indagini o ricerche “di mercato”; o se si identificassero con coloro che avevano “studiato il mercato”; o se con l’espressione “esperti di mercato” si alludesse a una categoria più ristretta: coloro che avevano condotto “ricerche di mercato” e al contempo avevano “studiato il mercato”.
Né so in cosa si differenziassero gli “esperti di mercato” dagli esperti di materie o discipline più specifiche, per esempio gli “esperti di internazionalizzazione per le piccole e medie imprese”. Forse, nella formula “esperti di mercato”, “mercato” designava uno speciale mercato, il “mercato finanziario”. Se fosse così, gli esperti di mercato non erano più saggi o più esperti degli “esperti di internazionalizzazione per le piccole e medie imprese” e di ogni altro esperto di qualsiasi materia. Erano soltanto esperti di un mercato speciale nel quale circolava più denaro, rispetto all’altro e, più precisamente, rispetto a tutti gli altri.
Invece, mi sembra abbastanza certo che gli “esperti di mercato” sapessero valutare gli “indici di mercato” e suggerire le “strategie di mercato”. Essi sapevano informare anche sui “trend di mercato” e conoscevano i “prezzi di mercato”. Non so, invece, se erano gli esperti di mercato ad avere le "idee di mercato” e se essi sapessero individuare le “nicchie di mercato”.
Doveva esistere poi una certa differenza tra il “trend di mercato” e lo “scenario di mercato”. Anche se mi risulta difficile credere che lo “scenario di mercato” fosse qualcosa di statico fisso fermo.
Erano soliti scomporre il mercato sotto molteplici punti di vista. Era dato almeno distinguere le “zone di mercato”, le “quote di mercato”,  i “dati di mercato”, i “settori di mercato”, i “segmenti di mercato” e i “processi di mercato”. “Andamenti di mercato”, invece, credo che fosse una espressione all’incirca equivalente a “trend di mercato”. Così come credo che “fette di mercato” fosse un modo rozzo per dire alternativamente quote o settori di mercato:  un unico termine per indicare o la parte ideale o la parte reale. Mentre non sono certo che considerassero assolutamente sostituibile l’espressione “dati di mercato” con “numeri di mercato” .
Ci poteva essere il “calo di mercato” e la “crisi di mercato”
Le imprese volevano molto spesso aumentare la “quota di mercato”, anche se erano già “leader di mercato”.
Il legislatore, avendo accolto la ideologia del mercato, aveva sanzionato gli “abusi di mercato”. E taluno propugnava una “riforma agraria di mercato”. Erano moltissimi, peraltro, a perorare le “riforme di mercato” e a lodare quelle introdotte dai legislatori di altre nazioni.
Si sosteneva, poi, che l’impresa che volesse “stare sul mercato” fosse tenuta a seguire una corretta “politica di mercato” ed ad avere sempre presente “l’obiettivo di mercato”.
I giornalisti avevano “fonti di mercato” e “conoscenze di mercato”. E ogni tanto elargivano “pillole di mercato”. L’espressione “vertice di mercato”, diffusissima nel giornalismo calcistico, era utilizzata anche in altri ambiti. Così era dato rinvenire annunci di lavoro che promettevano “provvigioni al vertice di mercato”.
Esistevano, inoltre, un “contesto di mercato”, i “valori di mercato”, gli “strumenti di mercato”, l’“ecologia di mercato”, “l’equilibrio di mercato”, la “domanda di mercato”, le “ipotesi di mercato” , i “fallimenti di mercato”, le “prospettive di mercato”, le “news di mercato”, l’“anarchia di mercato” e i “rischi di mercato”.
C’era persino qualcuno che dichiarava di avere “fame di mercato”.
E anche coloro che reputavano, non senza acutezza, che in Unione Sovietica vi fosse stato un capitalismo di Stato, accettavano però, di utilizzare, in contrapposizione e per indicare il capitalismo occidentale, l’espressione “capitalismo di mercato”.
Dopo molti anni, contro l’ideologia dell’“economia di mercato” fu finalmente proposta l’ideologia l’alternativa: l’“economia sociale di mercato”. Poi però, fortunatamente, presero altre strade.
Nel campo del giornalismo sportivo, in particolare calcistico, l’espressione “di mercato” aveva trovato ulteriori e singolari usi: qui si davano “vertici di mercato” o “summit di mercato”; “colpi di mercato”, “bombe di mercato”, “voci di mercato”, “manovre di mercato”, “dispetti di mercato”, “operazioni di mercato”, “intrecci di mercato” e addirittura “derby di mercato” (per indicare che due squadre della stessa città intendevano acquistare il medesimo calciatore). E molto spesso emergeva una “clamorosa indiscrezione di mercato”:  se si considera la frequenza con cui utilizzavano quest’ultima espressione, si deve forse ipotizzare che l’aggettivo femminile “clamorosa” avesse allora un significato diverso da quello che noi oggi ad esso attribuiamo.
Ma dal campo calcistico gli usi si trasferivano alla sfera politica. Ed ecco allora che, in occasione delle elezioni europee del 2009, per alludere all’accettazione di una candidatura da parte di una autorevolissima astrofisica, si giungeva a scrivere : “Colpo di mercato dei comunisti: presa Margherita Hack”.
Gli studiosi stanno ancora indagando come fosse stato possibile che la lingua italiana, scritta e parlata, fosse degenerata al punto da rendere “generale” l’uso di una formula, persino grammaticalmente dubbia, come “di mercato”.
Ora “di mercato” significava “degli acquisti e delle vendite”, come nelle espressioni “crisi di mercato” e “crollo di mercato” (crisi o crollo degli acquisti e quindi delle vendite).
Ora semplicemente “di vendita” o “di buoni affari” come nell’espressione “prospettive di mercato”.
Ora significava “politica legislativa che non interferisce nella autonomia delle parti venditrici e compratrici”, come nell’espressione “fame di mercato” (fame di una politica …).
Ora significava “nel quale esclusivamente o quasi esclusivamente i privati hanno la proprietà dei mezzi di produzione” come nell’espressione “capitalismo di mercato” (capitalismo nel quale esclusivamente i privati ….).
Ora “che lavorano ai vertici dei grandi investitori finanziari”, o “che lavorano ai vertici di una o altra società determinata”, come nell’espressione “ secondo una notizia ricevuta da fonti di mercato”.
Ora significava “della graduatoria delle imprese che hanno un determinato oggetto sociale”, come nelle espressioni “leader di mercato” e “provvigioni al vertice di mercato”. E si potrebbe continuare a lungo.
È certo, peraltro, che l’uso della formula dai mille significati fu abbandonato per l’avvento di un movimento politico radicale, che suggerì agli autori di libri di espungere la frase dalla nuova edizione del testo. Qualche autore, che si rifiutò, fu addirittura aggredito da gruppi che si crede fossero studenti. Altri gruppi, certamente di studenti, organizzarono veri e propri roghi di libri che contenevano l’espressione contestata. Ma non furono questi episodi, che ebbero carattere marginale, a comportare la sparizione della formula. Vi fu, in realtà, una nausea collettiva; un fastidio irrefrenabile che si scatenava nei più al solo ascoltare o leggere l’espressione “di mercato”. Tanto che persino il Ministro dell’Università e della Ricerca diramò una circolare con la quale suggeriva ai docenti universitari di chiedere, durante le prove d’esame, agli studenti che avessero utilizzato l’espressione “di mercato”:“che significa l’espressione nella frase che lei ha utilizzato?” Gli studenti che non avessero saputo rispondere con precisione circa il significato dell’espressione da essi utilizzata, secondo il Ministro, avrebbero dovuto essere irrimediabilmente bocciati. Perciò, per il concorso di tutti questi fattori, senza gravi scontri ideologici e politici, nel giro di pochi anni, la formula “di mercato” scomparve dalla lingua italiana, scritta e parlata.
fonte http://www.appelloalpopolo.it/?p=66

venerdì 7 ottobre 2011


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